Intervista a Daria Aimo

A tu per tu con Daria Aimo, Dirigente Scolastica dell‘Istituto Canossiano di Brescia di Via Diaz, tra aneddoti, punti di forza e buoni propositi della Scuola Canossiana. Buona lettura!
Buongiorno Daria e grazie per la disponibilità! Partiamo con la prima domanda. Lei attualmente ricopre la funzione di Dirigente Scolastica presso l’Istituto Canossiano di Brescia di Via Diaz: cosa l’ha spinta a scegliere questa professione?
“In realtà io non l’ho scelta! Il mio arrivo qui è stato un po’ casuale: avevo iscritto i miei figli qui all’Istituto Canossiano e mi è stato chiesto prima di fare la Rappresentante di classe e successivamente di entrare nel Consiglio di Istituto, per poi diventarne Presidente. Nel frattempo, lavoravo come docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore nelle facoltà di Scienze della Formazione e Scienze dell’Educazione. Qui all’Istituto Canossiano mi hanno chiesto una consulenza sui disturbi specifici dell’apprendimento (BES) e poi mi è stato proposto di ricoprire il ruolo di Direttore, che in un primo momento ho rifiutato perché mi sembrava un incarico troppo lontano dalla mia esperienza universitaria e di psicopedagogista e ricercatrice. Dopo essere stata ricercata nuovamente, ho ripreso in considerazione la proposta e ho accettato, appassionandomi poi tantissimo a questo lavoro!”
Quali sono le caratteristiche che più la aiutano a svolgere il suo ruolo?
“Sicuramente la formazione e l’aggiornamento sia dal punto di vista dell’organizzazione scolastica, a livello normativo, ma anche per ciò che concerne l’aspetto psicopedagogico.
Ad un livello più personale invece, mi sento di rispondere che sia indispensabile una buona dose di pazienza. Ultime, ma non per importanza, la collaborazione con tutto il personale, la fiducia reciproca e la capacità di instaurare un buon clima di lavoro.”
 Ha detto di aver insegnato all’Università Cattolica, immagino abbia fatto esperienza anche nella scuola statale. Quali sono, secondo lei, i punti di forza di una Scuola Canossiana?
“Sì, esatto. Ho insegnato anche alla scuola primaria e alla scuola media statale di cui conservo un buon ricordo e che, soprattutto, mi sono servite a comprendere quanto la differenza la facciano gli insegnanti. Rispetto alla Scuola Canossiana, sicuramente un punto di forza è lo stile educativo, ma anche il livello di preparazione inteso a livello globale; mi spiego meglio: è una preparazione che riguarda sia l’aspetto culturale che l’aspetto esistenziale. A tal proposito, credo fermamente che la Scuola Canossiana prepari anche alla vita e, quindi, sicuramente dei buoni studenti, ma anche dei buoni cittadini. Un altro fiore all’occhiello delle nostre scuole è sicuramente lo stile educativo del personale, perché è uno stile attento alla persona in cui il bambino, insieme alla famiglia, vengono posti al centro.
D’altronde, come insegna Maddalena di Canossa: “non solo istruire, ma formare alle vita”. Se dovesse descrivere la sua scuola in tre parole, quali sceglierebbe?
“Sicuramente è una scuola innovativa che è sempre aperta a dei cambiamenti che vadano ad impattare dei bisogni dettati dal contesto sociale e territoriale. In secondo luogo, sicuramente userei la parola “solidale” perché punta molto alla solidarietà, sia al proprio interno tra il personale, ma anche all’educazione alla solidarietà tra i bambini e alla solidarietà verso l’esterno, ovviamente. L’ultima parola è “inclusiva” a 360°: in questa scuola accogliamo chiunque al di là degli assetti familiari, delle organizzazioni familiari, delle appartenenze culturali e religiose. Accogliamo anche bambini appartenenti a famiglie che non potrebbero sostenere economicamente questa scuola, ma abbiamo una quota di risorse anche per loro. Ciò che conta è poter accompagnare nel modo più efficace i bambini nella nostra scuola, quindi aiutarli a crescere in modo integrale, armonico ed equilibrato, indipendentemente dal contesto di appartenenza.”
Ha parlato di solidarietà ed inclusione: so che vi state adoperando per adottare una famiglia di profughi afgani. Ci sono novità?
“Abbiamo trovato l’appartamento e questo era l’ostacolo maggiore. Sono anche state avviate le procedure burocratiche di individuazione della famiglia. Nel giro di qualche settimana i bambini arriveranno qui a scuola, dunque siamo molto contenti”. *Per approfondire: https://www.enac.org/news_agora/il-grande-cuore-dellistituto-canossiano-di-brescia/
Facciamo ora un salto nel futuro, come si immagina la sua scuola tra qualche anno?
“Sicuramente non vorrei che questa scuola fosse diversa da come è ora. Mi piacerebbe riprendere l’esperienza degli ambienti di apprendimento – interrotta per il Covid – che prevedeva l’individuazione di aule specifiche per le discipline e lo spostamento dei bambini per seguire le lezioni.
Facciamo ora un passo indietro: può raccontarci un aneddoto divertente che le è successo in questi anni da Dirigente?
“Me ne succedono ogni giorno, ma voglio raccontarvene uno che più che divertente è stato per me molto toccante. A giugno dell’anno scorso, un bambino che mi aveva dato del filo da torcere si è presentato nel mio ufficio regalandomi un braccialetto molto semplice, ma che per me ha un valore emotivo immenso. Questo bambino mi ha detto: <<Daria, questo è per te perché ho capito che in questi anni mi hai voluto veramente bene>>.”
Ci avviamo al termine dell’intervista. I suoi buoni propositi per questo anno scolastico e l’augurio per i suoi alunni?
“Il mio buono proposito è quello di vivere più nel presente e meno nel futuro e, soprattutto non fare sempre troppe cose contemporaneamente come accade ogni giorno.
L’augurio che voglio fare non è solo per i miei alunni ma per le nuove generazioni in generale: auguro a tutti di appassionarsi al sapere perché ci fornisce gli strumenti giusti per capire la vita, superare le avversità e ci permette di essere mentalmente liberi.”