ENAC intervista Veronica Puricelli: dal voler costruire edifici a "costruire" persone tramite la formazione

Buongiorno Veronica e grazie per aver accettato la nostra proposta. Lei è Coordinatrice Didattica dell’Istituto Canossiano di Magenta: cosa l’ha portata a scegliere questa professione? Quali sono le caratteristiche che l’aiutano nel suo ruolo?
“Premetto che la mia professione nasce dall’insegnamento, infatti sono una maestra di scuola Primaria e lo sono diventata dopo un percorso un po’ travagliato. Infatti, mi sono laureata in architettura, forse più per soddisfare le aspettative della mia famiglia, per poi trovare la mia vera vocazione: la scuola. Ho sempre fatto l’animatrice e la catechista; dopo otto anni da maestra di italiano mi è stato chiesto di prendere il ruolo di Coordinatrice didattica e Preside proprio qui a Magenta, dove insegnavo e insegno tuttora perché non riesco proprio a farne a meno! Il lavoro che faccio mi appaga moltissimo e nel mio ruolo, oltre ad una grande passione per i bambini, mi aiutano una buona dose di pazienza e una forte predisposizione all’ascolto”.
Secondo le sue precedenti esperienze, quali sono i punti di forza di una Scuola Canossiana?
“Prima di insegnare qui a Magenta, ho lavorato due anni a Milano nel settore pubblico. Il valore aggiunto della scuole canossiane è sicuramente il fatto che la persona venga sempre messa al centro e valorizzata nelle sue diverse sfaccettature e predisposizioni. Tutte le volte che parlo della mia scuola, magari in occasione degli open day, uso sempre questa metafora: è come se tutti i nostri alunni fossero dei fiori diversi, c’è chi è un girasole, chi una rosa, chi una margherita; tutti insieme formano un meraviglioso prato fiorito e variopinto, ma ognuno ha bisogno di cure diverse in base alle proprie caratteristiche specifiche. Il vantaggio di una scuola canossiana è che si cerca sempre di apprezzare e valorizzare l’unicità del singolo”.
Parlando di fiori e colori, so che quest’anno il vostro motto è: “vivere a colori”! Come è nata l’idea?
“Sì, tutto è nato l’anno scorso vedendo un cartellone con il titolo “Vivere a colori”; ne ho poi parlato nel collegio docenti e abbiamo deciso di creare un filo conduttore che accompagnasse i nostri studenti durante questo anno scolastico. Gli ultimi due anni sono stati davvero impegnativi e faticosi per via del Covid, che ha come ingrigito le nostre giornate, spegnendole. Un po’ di colore è fondamentale per recuperare gioia e fiducia in quello che verrà. Il fatto di “vivere a colori” è diventato poi lo slogan di questo anno ed è stato declinato nei vari gradi scolastici in forme diverse, a seconda dell’età degli alunni”. Per maggiori informazioni a riguardo: https://www.enac.org/news_agora/a-magenta-un-anno-allinsegna-del-colore/
Quali sono le 3 parole che userebbe per descrivere la sua scuola?
“Sicuramente “accogliente”: siamo sempre disponibili ad accogliere tutti, dal più bisognoso a livello economico al più bisognoso in termini di affetto e relazione. La nostra è anche una scuola “disponibile” perché si cerca sempre di andare incontro a quelle che sono le esigenze di ciascuno e di ogni famiglia. Siamo sempre disponibili al colloquio, al confronto, anche alla critica purché sia costruttiva e volta a migliorarci. Come terza parola direi proprio “colorata”, per restare in tema con quanto detto ma anche perché abbiamo cercato di renderla più colorata dal punto di vista estetico ridipingendo alcune stanze e rinnovando in parte l’arredamento”.
Mi può raccontare un aneddoto divertente che le è successo in questi anni da coordinatrice?
“Me ne succedono di tutti i colori! Le colleghe dicono sempre che dovrei scrivere un libro con tutte le storie buffe che mi capitano. Ad esempio, l’anno scorso avevamo organizzato una caccia al tesoro in un parco per gli alunni delle medie. Volevamo festeggiare la fine della scuola e ci eravamo mobilitati per tempo chiedendo tutti i permessi del caso. Una settimana prima dell’evento ci avvisano che il parco sarebbe stato chiuso per lavori di manutenzione, nonostante la nostra richiesta fosse stata approvata un mese prima. Mi hanno detto di spostare l’evento di sabato o domenica, come se fosse la cosa più normale del mondo fare scuola durante il weekend. Da lì in poi è diventata proprio una barzelletta, nessun posto era adatto e il tempo stringeva. Ci avevano persino proposto un parco chiamato “Bosco in città” e una volta fatto il sopralluogo abbiamo capito che si chiamava così perché l’erba era alta quasi mezzo metro. Sembrava davvero di vivere in un film comico. Alla fine, il parroco di Corbetta ha gentilmente messo a disposizione l’oratorio e abbiamo improvvisato un attività diversa dalla caccia al tesoro”.
Come si immagina la sua scuola tra qualche anno?
“Spero che gli iscritti aumentino sempre di più. Mi auguro che ci sia anche qualche innovazione dal punto di vista strutturale, anche perché in qualche modo i miei studi di architettura li dovrò utilizzare! A tal proposito un mio piccolo sogno nel cassetto è quello di realizzare una palestra esterna alla scuola e molto più grande di quella che abbiamo ora. In generale, l’innovazione deve essere una delle parole chiave che ci accompagnerà nel nostro futuro, tra lim, l’utilizzo di software, strumenti multimediali ecc.”.
Quali sono i suoi buoni propositi per questo anno scolastico?
“Tra i buoni propositi c’è sicuramente quello di essere sempre disponibile all’ascolto degli insegnanti. Il buono proposito del “colore” rimane, ovviamente: cercheremo di far vivere ai bambini un anno davvero colorato sotto ogni punto di vista perché dopo questi due difficili anni ne hanno davvero bisogno. Mi auguro di ritornare piano piano alla normalità anche nelle piccole cose, come organizzare le gite di fine anno, anche solo di una giornata e non troppo distanti, ma che comunque ci siano e vengano fatte”.
Quale augurio vuole fare ai suoi alunni?
“L’ho detto direttamente a loro proprio il primo giorno di scuola quando abbiamo regalato a ciascuno una matita multicolor. Ho letto ai ragazzi la storia della matita, declinata in maniera diversa per ogni ordine di scuola. Ho usato ancora una metafora: ho detto loro che è come se noi fossimo una matita che necessita di avere una punta affilata per poter disegnare, ma per aver la punta affilata la matita va temperata, e anche se questo può essere doloroso, è necessario per poter vivere appieno. I più grandi posso creare il disegno della loro vita da soli perché ormai hanno gli strumenti per farlo, mentre i più piccoli hanno ancora bisogno di chi gli stia accanto per guidarli nel disegno. Per cui l’augurio è proprio questo: creare il quadro della loro vita usando tutti i colori a disposizione, talvolta anche quelli più scuri se necessario, ma di creare comunque un capolavoro”.