Ma non sono solo i giovani che crescono nei quartieri difficili a vivere momenti complicati, ci sono anche quelli visti dalla società come “bravi ragazzi”: gli studenti intelligenti con bei voti che per adrenalina o addirittura per noia finiscono per spacciare, oppure per delusioni iniziano ad assumere droghe o buttarsi nell’alcol.
Tutti loro però, secondo don Burgio hanno «una maschera con cui vogliono dare un’immagine di sé grandiosa, dura, forte, vincente.
Vogliono avere soldi, potere oppure semplicemente essere visti. Ma, poi, giunti in comunità – Kayros – le maschere cadono a terra. C’è chi capisce subito, altri si ribellano. Ma prima o poi tutti si rendono conto di voler fare un passo in avanti e allora tornano e chiedono aiuto». Dunque, l’unica parola chiave è saper «ascoltare», sentire l’altro, accoglierlo, capire e imparare a guardare con i suoi occhi.
“Se Dio mi ha portato qui per tutto questo, è perché da me si aspetta qualcosa: ha sicuramente qualcosa in mente per me“
Con queste parole, le parole di un giovane (famoso) ospite della sua Comunità, don Claudio ha concluso il suo intervento. Ed è con questa certezza che ritornare in classe e guardare i compagni assume un gusto di vita nuova e si (ri)comincia ad ascoltare. Questo è il Kayros!