Non esistono ragazzi cattivi

All’Istituto “Barbara Melzi” di Legnano un progetto di educazione civica in collaborazione con l’associazione Kayros di don Claudio Burgio
Il tema dell’ascolto è il filo rosso della programmazione dell’a.s 2022/2023, un tema che ha trovato spazio soprattutto nelle ore di educazione civica e si è concretizzato in una serie di proposte di approfondimento e di laboratorio che hanno trovato il loro momento più significativo nella mattinata del 13 dicembre, quando oltre 400 persone tra studenti e proff delle superiori nella Chiesa di San Domenico e più di 150 delle medie in streaming hanno ascoltato la testimonianza di don Claudio.
Con un linguaggio immediato, capace di catturare l’attenzione di tutti, grandi e piccoli, don Burgio ha raccontato la sua esperienza di vita, il percorso di educatore e i gli incontri capaci di «cambiare il modo in cui si guarda il mondo», perché si impara sempre dagli altri, «non si cresce se si resta sempre con chi la vede come te. La realtà va ascoltata tutta intera se si vuole capire il mondo».
In questa narrazione, composta da parole semplici ed incisive, è stata spiegata una parte del disagio giovanile, quella di ragazzi che non avendo un posto protetto dove ritrovarsi crescono in balia della fatica del vivere degli adulti, della violenza di una parte della comunità lasciata da sola, quella della periferia composta dagli ultimi: cittadini stranieri oppure senza occupazione e quindi privi di una collocazione sociale.
Ma non sono solo i giovani che crescono nei quartieri difficili a vivere momenti complicati, ci sono anche quelli visti dalla società come “bravi ragazzi”: gli studenti intelligenti con bei voti che per adrenalina o addirittura per noia finiscono per spacciare, oppure per delusioni iniziano ad assumere droghe o buttarsi nell’alcol.
Tutti loro però, secondo don Burgio hanno «una maschera con cui vogliono dare un’immagine di sé grandiosa, dura, forte, vincente.
Vogliono avere soldi, potere oppure semplicemente essere visti. Ma, poi, giunti in comunità – Kayros – le maschere cadono a terra. C’è chi capisce subito, altri si ribellano. Ma prima o poi tutti si rendono conto di voler fare un passo in avanti e allora tornano e chiedono aiuto». Dunque, l’unica parola chiave è saper «ascoltare», sentire l’altro, accoglierlo, capire e imparare a guardare con i suoi occhi.
Se Dio mi ha portato qui per tutto questo, è perché da me si aspetta qualcosa: ha sicuramente qualcosa in mente per me
Con queste parole, le parole di un giovane (famoso) ospite della sua Comunità, don Claudio ha concluso il suo intervento. Ed è con questa certezza che ritornare in classe e guardare i compagni assume un gusto di vita nuova e si (ri)comincia ad ascoltare. Questo è il Kayros!