
di Greta M., Romina N. e Martina R. della classe 4 professionale
Istituto Canossiano Barbara Melzi Legnano
La nostra classe, la 4ª professionale del settore socio-sanitario, ha avuto il privilegio di vivere una settimana unica e ricca di emozioni. Infatti, siamo stati coinvolti in un progetto diverso da quelli scolastici tradizionali, un progetto che nessun’altra scuola del nostro territorio aveva ancora intrapreso. Quando ci hanno detto che avremmo trascorso una settimana all’interno della casa di riposo “La Provvidenza” di Busto Arsizio le reazioni sono state diverse: curiosità, motivazione, entusiasmo, ma anche un po’ di timore. Non sapevamo davvero cosa aspettarci. Noi, ragazze di quarta superiore, abituate al rumore delle aule, alla frenesia dei social e ai pomeriggi passati tra studio e risate, ci siamo improvvisamente trovate immerse in un mondo fatto di silenzi, sguardi profondi e mani tremanti che raccontano storie.
Eppure, appena varcata la soglia, abbiamo capito che nessuna paura, nessun timore sarebbero stati paragonati alla voglia di imparare ciò che quel posto trasmetteva, le foto appese raccontavano storie, le carrozzine il silenzio e i passi lenti nel corridoio: ci siamo sentite ospiti in un tempo che non era il nostro. Dal primo giorno, prima di iniziare le attività, abbiamo scritto una breve pagina di diario, dove annotavamo le nostre aspettative e come ci sentivamo. È stato un esercizio importante per riflettere su sé stessi, sui propri pensieri e sulle emozioni.
Sicuramente il primo giorno è stato quello più duro, noi guardavamo gli ospiti della struttura con sguardi persi e impauriti, loro guardavano noi con i medesimi occhi, ma con un pizzico di speranza dentro. Poi qualcosa è cambiato. È bastato poco: un saluto timido, una mano stretta, un “Come stai oggi?” detto con sincerità. E gli occhi si sono fatti più vivi, i sorrisi più veri. Non è stato tutto facile. Accanto alla bellezza dell’incontro, ci sono state anche paure difficili da affrontare. La paura del tempo che passa, della vecchiaia, della solitudine.
Sapevamo che lì dentro c’erano persone che non ricordavano più il loro nome, che fissavano il vuoto con occhi persi, e ci siamo chieste: “E se succedesse a noi o a chi amiamo?” Abbiamo avuto paura di non essere all’altezza, di non sapere come comportarci. Ci siamo sentite impotenti davanti alla sofferenza, alle malattie, al decadimento fisico. Ma ogni volta che ci scoraggiavamo, bastava vedere con quanta forza e con quanta voglia di vivere alcuni di loro raccontavano le loro storie che tutto tornava come prima.



Da questa esperienza ci portiamo dietro la lentezza, che per noi generazione z è un concetto lontano, siamo abituati a vivere con i cellulari, a correre nella vita, ad avere la testa piena di pensieri ma li alla “PROVVIDENZA” il tempo scorreva lento, ma con una lentezza piena di significati. Abbiamo scoperto che anche noi, nonostante la nostra giovane età, avevamo qualcosa da dare: la nostra energia, il nostro sorriso, la nostra presenza.
Abbiamo parlato tanto con loro e loro ci hanno insegnato moltissimo. Ognuno è stato fondamentale: molti ci hanno trasmesso un valore. Ricordiamo con affetto il signor Elio, che ci ha augurato una vita piena di bellezza e ci ha invitato a studiare sempre per saperla trovare anche nelle piccole cose. È questa la bellezza che ogni anziano ci ha donato.
Ringraziamo “La Provvidenza” per l’accoglienza calorosa e tutto il personale che ci ha sempre seguiti e aiutati in ogni momento. Un ringraziamento speciale va a ogni anziano che ci ha lasciato qualcosa dentro. Ognuno di loro è stato fondamentale in questa esperienza. Quella settimana alla “Provvidenza” non è stata solo un’esperienza scolastica. È stata un’esperienza umana. Ci ha fatto crescere, riflettere, cambiare.
Siamo tornate a casa ogni giorno più ricche, non di cose, ma di emozioni. Abbiamo capito che la vita va rispettata in ogni sua fase e che le persone anziane hanno tanto da dare, se solo sappiamo metterci in ascolto. Porteremo con noi i sorrisi, le mani strette, le storie raccontate piano. E anche le lacrime, perché anche quelle fanno parte della vita. Non dimenticheremo questa settimana. Perché ci ha insegnato che, a volte, basta poco per fare la differenza. E che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo essere un po’ di “provvidenza” per qualcuno.