In viaggio nella notte dell'Afghanistan

All’Istituto Barbara Melzi di Legnano, un percorso per conoscere, comprendere e giudicare che cosa accade nella “terra di mezzo” del Medio Oriente.
I fatti accaduti nell’agosto 2021 ricordano tristemente quelli del 1996 quando i talebani si impadronirono di Kabul sventolando le loro bandiere bianche. Sono passati venticinque anni e i talebani non sono più un manipolo di contadini che viaggiano in moto brandendo il kalashnikov come un bastone. Oggi sanno usare i media, i social network e, soprattutto, hanno tantissimi soldi.
Già sono venuti meno i titoli in prima pagina, gli occidentali sono tornati a casa, l’Afghanistan non fa più notizia. La tragedia di un popolo si è normalizzata. Ma nulla è normale in questa terra. Gli Afghani non sono scomparsi, non si sono arresi, non hanno smesso di rivendicare il diritto ad una vita vera, ad una vita piena.
Il compito della scuola è stare di fronte alla realtà, conoscerla e comprenderla e fare in modo che l’umanità di ciascuno sia chiamata a prendere posizione, sia chiamata a giudicare. Da qui un percorso formativo, che, opportunamente modulato sull’età degli studenti, desti la loro curiosità, fornisca gli strumenti per non smettere di cercare, consenta incontri straordinari e interpelli il loro Io. Accanto alle consuete metodologie didattiche, il progetto prevede due momenti fondamentali:
– la testimonianza di Farhad Bitani, (Kabul, 1986) figlio di un generale delle forze militari, è stato capitano dell’esercito afghano. Ha vissuto la guerra prima sotto il regime dei mujaheddin e poi dei talebani. Ha compiuto i suoi studi in Italia, prima all’Accademia Militare di Modena e successivamente alla Scuola di Applicazione militare di Torino. Accusato di tradimento religioso è stato condannato a morte e ferito in un attentato. Dopo essersi definitivamente trasferito in Italia come rifugiato politico, ha deciso di dedicare la sua vita al dialogo interculturale e alla pace; è tra i fondatori di GAF Global Afghan Forum
– lo spettacolo teatrale L’ultimo lenzuolo bianco è una storia vera, tratta dal libro autobiografico del giovane Farhad Bitani. Oltre le differenze culturali, le religioni, oltre a quello che i media ci hanno sempre raccontato: un viaggio per scoprire se stessi e l’altro, nell’inferno e nel cuore dell’Afghanistan.
All’ incontro con Farhad ha presenziato il Sindaco di Legnano Lorenzo Radice e hanno partecipato oltre mille persone anche in streaming che hanno ascoltato con grande attenzione che non sono i kalashnikov che potranno restituire la speranza al popolo afghano, ma la cultura e l’educazione.
Cultura ed educazione che diventano armi che restituiscono l’uomo alla sua umanità, alla sua vera natura.
“E io chi ero per toglierli la vita? Quella domando mi bastò. La divisa che indossavo non era sufficiente a giustificare il mio gesto. Abbassai l’arma e la gettai a terra tra la polvere. Quel giorno vinse l’umanità. La vita può toglierla solo Dio e non un altro uomo”