Madre Catherine Fung da Hong Kong racconta la sua storia a ENAC

Buongiorno Madre Catherine, ci racconta un po’ di lei? Dove è nata e come è stata la sua infanzia?
“Sono Madre Catherine Fung e faccio parte della grande famiglia canossiana. Vivo ad Hong Kong, dove sono nata e cresciuta all’interno di una famiglia cattolica. Direi che fin dall’infanzia ho vissuto in un clima fortemente religioso: mio padre era un professore presso una scuola canossiana, che è stata anche la mia scuola a partire dall’età di 6 anni fino al termine della scuola secondaria. Da piccola i miei genitori mi portavano in chiesa tutte le domeniche. In più, frequentavo la scuola domenicale e prendevo parte alle attività organizzate dalla mia parrocchia”.
Com’è venuta a conoscenza della storia di Maddalena di Canossa? Qual è stato il cammino che l’ha portata a diventare una Madre Canossiana? Ha avuto delle difficoltà durante il suo percorso?
“Ho conosciuto la storia della nostra Fondatrice da bambina, quando frequentavo la scuola canossiana. Durante il mio percorso di studi, ho avuto la possibilità di entrare in contatto con le madri canossiane e di imparare molto da loro a catechismo. Ricordo che la mia insegnante di catechismo mi accompagnava sempre alle diverse attività organizzate dalla famiglia canossiana. Forse già in quel momento il seme della vocazione aveva preso posto nel mio cuore.
Quando partecipavo al rito della Professione delle madri, ero davvero commossa e speravo che un giorno arrivasse anche il mio turno. Così, una volta finito il liceo, sono entrata nel convento canossiano per unirmi alla comunità religiosa e iniziare il mio cammino vocazionale qui a Hong Kong. La mia famiglia mi ha appoggiato in questa scelta e ha capito fin dal principio che questa era la strada che il Signore aveva aperto per me. Ovviamente qualche difficoltà l’ho avuta, ma per grazia di Dio ho accanto a me i miei “angeli” sempre pronti a sostenermi: la mia famiglia, le sorelle canossiane e il mio direttore spirituale”.
Per un periodo ha vissuto a Verona, presso Casa Madre. Cosa l’ha portata in Italia? Che ricordi ha di quel periodo della sua vita?
“Dal 2018 al 2019 ho vissuto in Italia per la mia formazione carismatica. Ho passato la maggior parte del tempo a Roma, e 3 mesi a Verona. Vivere a Casa Madre è stato un sogno per me: quando sono entrata oltre la porta di ingresso non ho potuto fare a meno di emozionarmi e ringraziare Dio per avermi dato questa possibilità straordinaria. In quei tre mesi a Verona ho imparato così tanto! Le parole di Don Luigi Libera risuonano ancora nel mio cuore: “Coraggio, abbandoniamoci sempre più alle braccia amorose del nostro Dio. Figlia mia, cammina con coraggio e semplicità”. Ricordo con enorme gioia il mio soggiorno con le sorelle a Verona: la loro quotidiana testimonianza d’amore mi ha fatto conoscere meglio quali siano le vere qualità dell’essere canossiana.”
Ora è tornata a vivere nel suo paese natale e si occupa di insegnamento.  Può raccontarci qualcosa in più della comunità canossiana di cui fa parte?
“La nostra Provincia di Regina Martyrum – Hong Kong, è la prima terra di missione della Famiglia Canossiana, fondata nel 1860. Attualmente ci sono 85 sorelle distruibuite in 12 comunità; l’età media è di 73 anni e sono presenti 6 nazionalità diverse: cinese, indonesiana, italiana, portoghese, malese e singaporiana.
Nonostante la sfida dell’invecchiamento e la diminuzione del numero di suore, ringraziamo Dio per il dono di nuove vocazioni. Attualmente abbiamo due postulanti che stanno facendo la loro formazione iniziale nella Provincia delle Filippine. Le suore sono incoraggiate a partecipare ai programmi vocazionali della diocesi e a coltivare vocazioni nel cuore degli studenti e dei laici che Dio ci ha affidato nelle 20 scuole che gestiamo. Inoltre, prestiamo servizio nel nostro ospedale canossiano a Hong Kong e gestiamo una casa per anziani a Macao”.
Cosa si augura per il futuro?
“Mi auguro di continuare a crescere e migliorarmi, diffondendo il carisma canossiano, lavorando con e per gli altri, specialmente i più bisognosi. Ammetto che l’appello a “fate conoscere Gesù” è stato più impegnativo in quest’epoca di complesse situazioni sociali, religiose e politiche. Tuttavia, con rinnovata fiducia in Dio, le mie sorelle ed io ci impegniamo ad affrontare il futuro con speranza e coraggio”.
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